I miti e leggende sulla roulette, gioco antico, affascinante e misterioso, si sprecano. Si narra che la famosa ruota esistesse addirittura sin dai tempi dei romani, in una versione molto primitiva, in cui uno scudo veniva fatto ruotare sulla punta di una lancia, girando in equilibrio su di essa.
Pare che in Italia nel Medioevo esistesse un qualcosa di analogo alla “ruota” romana: si chiamava “girella” e, per il suo funzionamento che si diceva stregato, venne bandita da Firenze. In seguito la roulette è stata molto modificata ed affinata nel tempo, sino ad arrivare alla variante più sofisticata e moderna che noi conosciamo.
Secondo alcuni storici, il perfezionamento della roulette si deve a un frate, forse francese, appassionato di azzardo, il quale pare avesse venduto l'anima al diavolo per scoprirne i segreti e vincere. Egli dispose i numeri in una sequenza che ancora oggi non si spiega razionalmente: la somma delle cifre da 1 a 36 dà, non a caso, il numero 666, ovvero quello da sempre associato nella leggenda a Satana.
Tra gli altri miti e leggende sulla roulette c'è quella che lega la nascita della roulette al nome del grande filosofo francese Blaise Pascal (1632), che pare arrivasse a crearla, involontariamente (come spesso succede in campo scientifico, quando perseguendo un risultato se ne ottiene un altro), mentre faceva i suoi studi sul moto perpetuo.
Ricevuta in regalo da un suo amico una ruota della fortuna cinese, Pascal cercò di capire come i numeri si ripetevano: in pratica tentò di definire le leggi dell'uscita dei numeri e modificò la ruota, cercò di migliorarla, così da eliminare eventuali influenze meccaniche o resistenze tali da condizionare la casualità degli esiti del gioco.
Egli chiamò la nuova macchina “rouler” (ruota) e dimostrò l'esistenza di un flusso circolatorio dei numeri casuali, cui dette il nome di “cicli”, scrivendo quindi per illustrarli il suo trattato "Le proprietà cicliche delle combinazioni nel calcolo delle probabilità".
Ma, secondo i miti e leggende sulla roulette, è al 1796 che va fatto risalire l'inizio dell'era della roulette: è in questo anno che il francese Jacques Lablee scrisse la novella “La roulette, ou le jour”, in cui sono descritti per filo e per segno il suo funzionamento e le sue regole. In realtà, già prima nel Quebec vigevano leggi che proibivano il gioco d'azzardo, come testimoniano dei documenti risalenti alla metà del '700.
Alla fine dell'800 in ogni caso, dato il grande successo della roulette in Europa, Carlo III di Monaco decise, per superare la crisi economica in cui versava il Principato, di aprirvi la prima casa da gioco, prendendo a modello quelle delle città termali in Germania.
Per gestirla chiamò François Blanc, che insieme al fratello aveva introdotto lo 0 semplice al posto del doppio 0 nella roulette tedesca. Venne costruito il casinò di Montecarlo, così chiamato in onore del principe di Monaco che lo varò. In questa casa da gioco, il cui successo fin dall'inizio fu grande e crescente, in corrispondenza della crisi di quelle di altre città europee colpite dalla guerra, la roulette prese sempre più piede.
Ci fu però chi riuscì a “sbancarla”. Tra i miti e leggende sulla roulette c'è lui, Joseph Jagger, esperto giocatore ed ingegnere meccanico del settore tessile, che nel 1873 utilizzò le sue competenze per cercare di capire il funzionamento della roulette di Montecarlo.
Per farlo ingaggiò sei operai della sua ditta, i quali annotavano via via i numeri vincenti: appurò così che mentre cinque ruote generavano risultati casuali, sulla sesta nove numeri uscivano più spesso degli altri; concluse che quest'ultima ruota era difettosa.
Per vincere di più iniziò a giocare sempre su di essa e riuscì a guadagnare 300.000 $. Ma dal casinò capirono che c'era qualcosa di losco sotto e scambiarono varie volte la posizione delle ruote, sino a quando Jagger, dopo aver vinto un'altra sola volta, decise di rinunciare. Non giocò più alla roulette, ma impiegò i soldi incassati in proprietà immobiliari ed entrò tra i miti e le leggende sulla roulette.